Rizzo

Giacomo Rizzo nasce nel 1977 a Palermo, dove vive e lavora.

Giacomo Rizzo, scultore e scenografo, insegna Scultura e Tecniche della Fonderia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Come scenografo ha lavorato con diversi teatri nazionali ed internazionali tra cui il Teatro Massimo di Palermo e il Piccolo Teatro di Milano, per il quale, nel 2000, ha realizzato una scultura di 30 metri come scenografia del “Prometeo Incatenato” di Eschilo per la regia di Luca Ronconi.

Nel 2015 dona al Museo Riso l’opera Respiro, del 2014, scultura in resina, appartenente al ciclo delle sculture realizzate negli ultimi anni che, focalizzando lo sguardo sul paesaggio naturale, indagano il rapporto tra Natura e Architettura.

Giacomo Rizzo preleva dal paesaggio naturale un frammento, in questo caso di un parte di roccia e, attraverso una materia plasmabile come la resina, ne imprigiona l’impronta organica, come ad effettuare uno “strappo” della sua superficie, per catturarne l’essenza e quel mistero che è alla base della sua morfologia.

Una tecnica scultorea innovativa e personalissima quella di Giacomo Rizzo, per la quale è stato coniato il termine di “Inner sculpture” scultura interiore, sintesi di materia e anima di un luogo intriso di memoria, storia e identità.

Analogo il procedimento tecnico dello “strappo” per altri lavori, secondo una pratica che l’artista ha sperimentato nel tempo, prelevando dalla natura frammenti di tronchi di alberi, porzioni di scogliere, di terreni o di prati, ora riplasmati con il silicone, ora con il gesso, alla ricerca di quell’86% di materia oscura che costituisce la massa dell’Universo.

Sul Monte Pellegrino di Palermo, Giacomo Rizzo aveva già realizzato una grande opera intitolata Respiro, quale presenza iconica della montagna “sacra” così cara alla città di Palermo.

La versione entrata nella collezione permanente di Palazzo Belmonte Riso, è stata appositamente ripensata dall’artista per la spiaggia di Castel di Tusa, Messina, in occasione della mostra “A Sicilian Walk” (3 luglio – 19 settembre 2015), curata da Giusi Diana e realizzata dal Museo Riso in collaborazione con alcune istituzioni del territorio siciliano: Fondazione Fiumara d’Arte, Fondazione Orestiadi, Fam – Fabbriche Chiaramontane e Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi.

Giacomo Rizzo riporta su scala umana una porzione di quella montagna e la ricontestualizza in una ambientazione site specific, prima nel paesaggio marino di Castel di Tusa, poi nella corte centrale di Palazzo Belmonte Riso: un paesaggio naturale e una storica dimora sede di un museo d’arte contemporanea. In quest’ultimo luogo, dalle forti connotazioni artistiche e simboliche, l’opera ha trovato nuove forme di dialogo e nuova lettura, assorbendo e riflettendo, sulla sua superficie/pelle che “respira”, la luce e l’atmosfera che la circonda.

La ricerca estetica di Giacomo Rizzo si incentra nel contatto diretto con l’ambiente, il territorio, la natura, intesi come luoghi dell’anima, luoghi nei quali immergersi e dai quali trarre emozioni, sensazioni, suggestioni che, filtrati attraverso il suo essere per e dentro la società contemporanea in cui vive, trasla e restituisce in forme scultoree.

Come egli afferma, infatti: «Le mie opere sono il risultato di un’intensa empatia tra me e il paesaggio nel quale mi trovo ad operare. La mia arte mi porta in luoghi simbolici, impregnati di storie o leggende che attraverso l’organicità della materia attraggono la mia attenzione. La mia volontà è quella di costruire una mappa emozionale che sia una geografia della mente e del cuore».

Per questi aspetti alla base della sua ricerca, Giacomo Rizzo è stato invitato a partecipare, nel ruolo di guest artist, al Progetto di Residenza d’Artista che il Museo Riso ha organizzato nell’isola di Ustica, nell’ambito delle attività dell’Archivio S.A.C.S., rivolto a sette artisti entrati a far parte dell’Archivio nel 2017.

Attraverso questa residenza è entrata in collezione al Museo Riso anche l’opera Mediterraneo.

La somma perizia nell’uso delle tecnica scultorea gli consente in questo caso di cogliere l’intima essenza dell’isola di Ustica, dalle forti connotazioni storiche, culturali, naturalistiche, attraverso lo strappo di una porzione di roccia. Questa terra – l’isola delle Sirene, di Ulisse, di Circe, di Gramsci – ricca di memoria, di ricordi, di emozioni è il luogo di una nuova empatia, di una nuova trasmigrazione dell’anima, di una nuova restituzione. L’opera, nel suo epidermico strutturarsi, per frammenti e segmenti, sembra richiamare il movimento di un’onda, in un coagularsi di segni che parlano dell’incresparsi delle acque, del raggrumarsi della lava che ha originato l’isola, in una osmosi di segni, luci, ricordi, sogni, speranze, vibrazioni dell’anima personale e collettiva.

La materia, protagonista di ogni lavoro di Giacomo Rizzo, viene plasmata con sapienza e con quella particolare sensibilità empatica in grado di conferirle levità, morbidezza, liricità. La dimensione scultorea dei suoi lavori, intrisa di qualità pittoriche e luministiche, si traduce in bidimensionalità volumetrica che, come nell’opera Mediterraneo, connota la poetica di tutti i suoi interventi creativi.

Tra questi ricordiamo anche Matermania del 2016, “strappo” dalla volta della grotta più antica di Capri, luogo ricco di memoria e spiritualità, scultura oggi posta, sotto il Matronato del Museo Madre di Napoli, come istallazione permanente nel giardino di Villa Lysis a Capri.

Tra le numero mostre ricordiamo: “Otherwhere” del 2014 e “Passaggi. I luoghi della Pelle” del 2016 entrambe presso l’AICA | Andrea Ingenito Contemporary Art a Milano; la personale presso la Cappella dell’Incoronazione di Palermo, uno degli spazi espositivi del Museo Riso. La mostra (6 giugno – 24 agosto 2018) curata da Alba Romano Pace, ha presentato accanto alla più recente produzione artistica di Giacomo Rizzo, un’installazione site specific che, attraverso l’immersione sensoriale, affronta anche il tema caro all’artista della tutela ambientale.

Nel 2013 ha vinto il Premio UNESCO Global Art Competition. Sui lavori sono presenti in numerose collezioni pubbliche e private. Ha condotto workshop come quello della Facultad de Bellas Artes de Sevilla (Spagne) e dal 2012 fa parte dell’Archivio S.A.C.S., Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia, del Museo Riso.

Rosaria Raffaele Addamo