Arizza

Rosario (Saro) Arizza nasce ad Avola nel 1950 (SR), dove vive e lavora.

Rosario Arizza, detto Saro, studia presso l’Istituto d’Arte di Siracusa. Prima prima di dedicarsi in maniera esclusiva alla pittura, si occupa di architettura e realizza una serie di progetti che oggi riutilizza e ricicla come supporto per le sue opere pittoriche.

L’opera Senza titolo, del 2015, entrata in collezione attraverso una donazione da parte dell’artista, si lega all’attività espositiva del Museo, in quanto è stata esposta nella mostra “Nel Mezzo del Mezzo” (10 ottobre – 30 novembre 2015), curata da Christine Macel, Marco Bazzini, Bartomeu Mari, promossa dalla Regione Siciliana e dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo nell’ambito delle iniziative di un POIn Asse II.

Il lavoro proviene direttamente dallo studio dell’artista, sorta di unica opera in progress, atelier officina nel quale, accanto ai lavori più recenti, si affastellano quelli passati, dai quali attinge materiali, supporti, cornici per nuovi assemblaggi e nuovi collage caratterizzati da un linguaggio materico e gestuale.

Realizzata su un supporto di riutilizzo e con una cornice di riciclo, l’opera compone e stratifica collage e pitture tracciate con pennellate informali, macchie e sgocciolature di colore che danno corpo e voce al mondo interiore e al pensiero di un artista “frugale” (come lo definisce la curatrice Christine Macel), in un binomio inscindibile di arte e vita, e che consentono di accostare i suoi lavori a quelli di De Kooning e di Pollok.

Di Saro Arizza sono in fase di donazione altri due Senza titolo, anche essi legati all’attività espositiva del Museo, in quanto sono stati esposti nella mostra “ARIZZA #SEGNIDISEGNI#” realizzata presso la Cappella dell’Incoronata di Palermo, dal 6 maggio al 18 giugno 2017, a cura di Joan Abellò.

Si tratta, in questo caso, della produzione più recente del maestro di Avola, ma sempre nel solco di una ricerca di matrice informale, concentrata sul segno e sul colore; linea di ricerca che si è approfondita attraverso l’utilizzo di nuovi materiali. Si tratta di materiali sempre di riuso, applicati sul supporto della tela, espressione di un “fare” artistico che si caratterizza, per questi lavori, in una totale osmosi tra i differenti piani di produzione dell’opera, tra superficie e fondo.

Anche queste due opere provengono dallo studio dell’artista, ad Avola, dove Saro Arizza dipinge in totale isolamento e dove le tele accatastate, o appese alle pareti, si stratificano al pari dei colori e dei materiali nelle opere.

Sulle carte e sui cartoni applicati alla tela, come in un collage, l’artista interviene con macchie e sgocciolature segniche giocate sulle tinte del rosso e del verde, dei bruni. Il colore si stratifica sul colore, la macchia sulla macchia, il segno sul segno, la materia sulla materia, come in un grande campo di battaglia, quello dell’universo emotivo dell’artista.

Le pennellate ora larghe e fitte, ora minute e rade vibrano di colore e sembrano portare con sé l’impeto creativo dell’artista, concentrato nel gesto, nell’azione, secondo una linea di ricerca che attinge alle esperienze dell’espressionismo astratto.

Superficie e fondo, pittura e supporto diventano un tutt’uno, sintesi della sua straordinaria forza creativa.

Caratterizzata da un linguaggio materico che porta con sé, ancora visibili e leggibili, le tracce gestuali del suo operare, queste opere ampliano la testimonianza emblematica di una prassi creativa istintiva, unica, totale, rappresentativa del suo essere. Come dice di se stesso “… Più di questo non so fare”.

Per Saro Arizza ogni segno è materia, gesto ed espressione insieme del mondo interiore, della spiritualità e del riflessioni sulla condizione e il destino dell’uomo, per questo si fa lirica ed emblematica.

Intensa è l’attività espositiva di Arizza sia in Sicilia e in Italia sia all’estero (Parigi, Colonia, Barcellona, Madrid, Varsavia, Grenoble, Stuttgard, Sidney) e cospicua la presenza nelle collezioni pubbliche e private.

Rosaria Raffaele Addamo