Henri d’Aumale

È impossibile descrivere Palazzo d’Aumale prescindendo dalla conoscenza di chi creò un’industria in luoghi dove ancora era diffusa una produzione agricola-pastorale e marinara tradizionale, avviando in tempi brevi un’attività florida che ebbe risonanza a livello europeo. Palazzo d’Aumale fu una delle molte proprietà del duca Henri d’Orleans duca d’Aumale, figlio di Luigi Filippo re di Francia e di Maria Amelia di Borbone. Principe dall’intelligenza vivace, nacque a Parigi il 16 gennaio 1822, erudito di classe, collezionista straordinario, soldato di genio, uomo d’affari senza uguali, dotato per tutto ed eccellente in tutto.
Ebbe grandi ideali, e fra questi la carriera militare. Nominato ufficiale difese la conquista borbonica dell’ Algeria. La conquista dell’Algeria rese il duca d’Aumale molto popolare. Per i suoi meriti fu promosso Lieutenant general (General de Division), insignito della Legion d’Honeur.
Sposò la figlia del principe di Salerno, Maria Carolina, da cui ebbe due figli: il primo Louis principe di Condé, il secondo Henri Leopold duca di Guise.

Durante il soggiorno in Francia si impegnò in grandi lavori per fare del castello di Chantilly una dimora principesca; acquistò la baronia di Chateaubriand, con grande parco e giardino ed altri demani. Si cominciò così a delineare la sua indole di uomo d’affari e di grande accentratore.
Quando Parigi diventa teatro di una nuova rivoluzione, Luigi Filippo cerca dapprima di placare la sommossa e poi di abdicare in favore del figlio più piccolo: il conte di Parigi. Ma tutto è inutile, la famiglia reale è costretta ad andare in esilio.
La Francia è interdetta per gli Orleans, i beni sequestrati; il duca d’Aumale inizia una lotta per avere restituiti almeno i beni ereditati e i beni dotali della moglie.
In seguito il sequestro è tolto e il duca fu libero di gestire i suoi beni, vendere ciò che reputa inutile e nello stesso tempo acquistare facendo buoni affari. Aumale acquista valori mobiliari in Inghilterra e negli Stati Uniti, fece fruttare il suo patrimonio completando la sua opera di collezionista. Divenne il più fortunato dei fratelli, il più accorto e, pertanto, il personaggio chiave della famiglia d’Orleans.

Durante i suoi soggiorni a Napoli, essendo Aumale desideroso di acquistare una proprietà, si informa su ciò che potrebbe essere disponibile in Sicilia. Nel mese di agosto del 1852 la casa Rothschield di Napoli gli comunica la vendita di una splendida proprietà nei pressi della città di Palermo, appartenente agli eredi del principe di Partanna. Si tratta del feudo dello Zucco, di 3300 ettari di terreno coltivato a vigneto ed uliveto. La richiesta è di 150.000 once e il duca riesce a comprarlo per 95.000.
Il duca d’Aumale era legato a Palermo da ricordi familiari; Luigi Filippo e Maria Amelia avevano vissuto a lungo a Palazzo d’Orleans. Palazzo d’Orleans, alla morte di Luigi Filippo, passa a Maria Amelia, la quale lo cede al duca d’Aumale in cambio di un importante rendita vitalizia che le fornisce le risorse per la sua vita a Claremont.
Il duca effettuò grandi lavori a Palazzo d’Orleans, importò arredi dalla Francia e dall’Inghilterra ed ampliò la superfice del parco fino a 70 ettari nel cuore della città. Oggi il palazzo d’Orleans è l’attuale sede del governo siciliano.
In tutta la sua vita il duca diede uno spazio privilegiato all’approfondimento dello studio della storia, specialmente di quella del suo paese – la Francia – dove sfortunatamente non potè vivere. Una parte consistente della storia di Francia è stata scritta proprio dalla sua famiglia. Egli stesso la tracciò con la sua sciabola in Algeria. La scrisse con entusiasmo che trasmette ai suoi lettori, la difese contro coloro che intendevano deturparla o tradirla. E’ così che nasce la sua opera ”Lettre sur l’Histoire de France”.

Il duca fu anche un grande bibliofilo; il libro era per lui un indispensabile strumento di conoscenza. A Chantilly possedeva i libri appartenuti ai Condè ed era proteso continuamente alla ricerca di volumi sempre più preziosi tanto da riuscire in pochi anni a creare una biblioteca d’inestimabile valore.
I libri non furono la sola passione del duca d’Aumale; ama l’arte in tutte le sue forme e specialmente la pittura, ebbe una splendida collezione ereditata da suo padre, il principe di Condè, e dal suocero Leopoldo di Salerno. Non si lasciò sfuggire l’occasione di acquistare splendide opere di autori europei che conservava al castello di Condè.
Durante il soggiorno in Inghilterra la sua vita fu condizionata a una certa discrezione. La sua situazione non è compatibile, infatti, con la proprietà di alcuni giornali che devono fornire temi di informazione e discussione sulla politica in maniera apparentemente disinteressata.

Anche in Belgio possedeva giornali attraverso la proprietà di pacchetti azionari maggioritari. E’ il caso dell’Etoile Belge, dell’Indipendance Belge, del Courrier de dimanche, dell’Epoque, de Le temps ed altri. Questa proprietà si manifesta soltanto attraverso prestanomi in modo che nessuno potesse rimproverare al duca di propagare pubblicamente la causa degli Orleans.
Fra tutti i membri della famiglia d’Orleans, Aumale è il più temuto da Napoleone III poiché le sue relazioni in tutta Europa costituivano un pericolo per il trono imperiale. Ed è per questo che Napoleone cercò di neutralizzarlo.
Aumale poteva essere un ottimo re, per lui poteva essere destinato il trono del Messico, ma il duca non desidera andare in quel paese, il trono di Grecia lo interessava maggiormente ma lo avrebbe accettato soltanto in seguito ad un suffraggio universale e ad altre condizioni. La Francia e l’Inghilterra si opposero e avanzavano diritti sulle isole ioniche poiché temevano che tutti gli orleanisti si stringessero intorno ad Aumale. Tutto si risolse con la candidatura di Giorgio di Danimarca. Il trono di Grecia, comunque non avrebbe mai potuto fare dimenticare ad Aumale la Francia che ricordava sempre con nostalgia e non avrebbe fatto altro che prolungare il suo esilio. Non poteva interrompere quello che aveva intrapreso da 15 anni, voleva proseguire l’opera di storico, di collezionista e di animatore dei fautori degli Orleans.
Quando Orleans ebbe notizia della disfatta delle armate francesi, chiese di potere rientrare in Francia, voleva servire il suo paese e difenderlo in maniera regolare e ufficiale. Domandò l’abrogazione dell’esilio, ma la sua richiesta non ottenne l’esito desiderato. Fu sollecitato a presentarsi alle elezioni legislative essendo l’unico modo per forzare il blocco. Una sua elezione gli avrebbe dato il diritto di ritornare in Francia.
Venne eletto nell’Oise, quindi la Francia non poteva tenerlo in esilio. La qualifica di rappresentante del popolo gli fu riconosciuta e potè partecipare attivamente al riassetto e alla ricostruzione del suo paese.
Molti Francesi desideravano che il duca d’Aumale avesse un ruolo principale nel regime e si ipotizzava la presidenza. Ma Aumale non volle compromettere il futuro del nipote, il conte di Parigi, che sarebbe potuto diventare re dei Francesi. Aumale chiede due cose: la sua integrazione nei quadri dell’armata attiva con il grado di général de division e la restituzione del patrimonio degli Orleans.

Condottiero e stratega fu fortemente legato da spirito nazionalista alla Francia. Aumale ricevette un comando superiore a Besançon dove diresse le grandi manovre, alle quali per la prima volta, assistono ufficiali inglesi, austriaci, italiani, svizzeri. Grazie al duca, Besançon assunse l’aspetto di una piccola capitale. Aumale fu un monarca in Francia durante i sei anni di comando a Besançon.
Per la passione che il duca riservava alla scrittura e alla ricerca venne eletto membro dell’Académie Francaise, dell’Académie dés Beaux Arts, dell’Académie de Sciences Morales e della Nouvelle Societé des Amis des Livres.
Per la seconda volta il duca d’Aumale fu esiliato dalla Francia quando le mura della città vennero coperte da manifesti violenti contro la Repubblica. Il governo decise di arrestare il principe Napoleone e contemporaneamente fu depositato un progetto di legge che interdiceva tutti i membri delle famiglie reali di vivere in Francia, l’impossibilità di godere di alcun diritto politico e la volontà di espellere i principi ufficiali dai quadri dell’esercito. Il dolore di Aumale era profondo, la sua indignazione stridente ma doveva fare i preparativi per la partenza.

Aumale fu, come abbiamo detto, un mecenate, autorizzò il pubblico a godere delle sue collezioni e a passeggiare nel suo parco di Chantilly decidendo che non poteva riservare questo privilegio soltanto per sé e i suoi invitati. Aumale riconosceva di essere il depositario delle meravigliose opere d’arte che possedeva e voleva assicurare a tutti la possibilità di ammirarle.
Dopo la morte dei suoi figli egli era trepidante sul destino del castello che aveva ricostruito e del museo che aveva costituito. Chantilly rappresentava una grande unità territoriale, storica artistica il cui avvenire preoccupava Aumale. L’intenzione di Aumale era chiara. Voleva che fosse la Francia a possedere e gestire la tenuta di Chantilly con tutti i suoi ricordi storici ed artistici che vi si trovano. Egli donò al suo paese “questo monumento completo e vario dell’arte francese, in tutti i suoi rami della storia della mia patria e le epoche di gloria”. Aumale, dopo la decisione, provò un sentimento di pace e di fiducia, era al sicuro l’avvenire del suo museo e poteva partire tranquillo.
La grande pubblicità ottenuta con la donazione di Chantilly all’Istituto di Francia contribuì a convincere i membri di diverse Accademie a chiedere l’abrogazione del decreto di bando per Aumale.

L’Istituto di Francia dimostrò la sua riconoscenza verso Aumale facendo coniare una medaglia speciale per commemorare la donazione di Chantilly. La richiesta dell’ abrogazione del bando prese sempre più vigore. Delegazioni dell’Academie Francaise si recano all’Elisèe per perorare la causa di Aumale. Finalmente il duca d’Aumale ottenne la revoca dell’esilio con la maggioranza dei voti dei deputati e tornò a Parigi.
Aumale riprende la sua esistenza tra Chantilly e Parigi assalito da continue crisi di gotta e di febbre che lo costrinsero ad una continua infermità.

Se Chantilly era la sua più grande creazione, che volle mantenere intatta anche nel futuro, amò profondamente altre sue creazioni, il Palazzo d’Orleans a Palermo ed il feudo dello Zucco a Terrasini dove si intrattiene spesso.
L’ampliamento dell’edificio che sarà il Palazzo d’Aumale a Terrasini si rese necessaria come supporto sulla riva del mare alla tenuta dello Zucco per permettere un più agevole avviamento dei prodotti agricoli al commercio marittimo. La sua edificazione fu avviata già intorno al 1835 da Don Vincenzo Grifeo, duca di Floridia e principe di Partanna, con il fine di sistemarvi i magazzini per la conservazione del vino. Qualche anno prima, nel febbraio 1832, venne stipulato un atto dal notaio Giuseppe Cataldo di Terrasini con il quale i locali pescatori concedevano in uso al principe di Partanna il loro terreno per la costruzione dell’immobile. L’edificio venne costruito con le caratteristiche tipologiche delle strutture agricolo-commerciali del periodo Borbonico sullo stile della cantina borbonica di Partinico.
Nel 1860 Aumale fece costruire un’elevazione alla palazzina che si affacciava sulla spiaggia “Praiola”. Il palazzo era utilizzato dal principe come magazzino di stoccaggio e abitato durante il periodo di carico dei velieri. Un viadotto portava il mosto che si trovava negli invasi sotto il pavimento a mare per essere caricato nei velieri per il trasporto.
Il trasporto via terra era assicurato dai vagoni che partivano giornalmente dalla stazione dello Zucco diretti in Francia dove il vino qui prodotto era molto apprezzato. Il vitigno Inzolia coltivato allo Zucco era autoctono e produceva vino che poteva raggiungere i 18-20 gradi con una profumazione straordinaria. Inoltre si produceva anche un’ottimo moscato detto “Zucco” dal luogo d’origine.

Nel maggio del 1897 Henri d’Orleans dopo avere accompagnato degli ospiti in partenza dalla stazione dello Zucco ritornò stanco alla sua dimora e andò a dormire. Alle prime ore del mattino il suo valletto Cirillo lo trovò morto. E’ il 7 maggio 1897. L’improvviso evento lasciò tutti sgomenti. Ma soprattutto colpì il pensiero che quest’uomo era morto lontano dai suoi affetti più grandi.
Era suo volere essere vestito con l’uniforme di gènèral de division e la croce di cavaliere con il grande cordone della legione d’onore, ma poiché non erano disponibili in quanto si trovavano a Chantilly fu coperto dalla bandiera tricolore.
Alla salma presso lo Zucco resero onore le più alte cariche politiche, militari e religiose locali, nonché il console di Francia. Una corazzata francese fu inviata ufficialmente per riportare le spoglie mortali del duca in Patria. In Francia il governo gli concesse onori militari con due battaglioni di fanteria, uno squadrone di corazzieri e una batteria d’artiglieria che si disposero intorno alla chiesa decorata con le armi di Francia. Erano presenti il Presidente della Repubblica e il Cardinale Arcivescovo di Parigi. Il feretro fu portato alla cappella degli Orleans accanto alla duchessa d’Aumale e del principe Condé. Fu così che la morte gli ha ridato le sue stelle e lo ha riunito ai suoi.
Per quanto detto a proposito della statura del principe abbiamo ritenuto interessante rievocare alla partenza del percorso museale l’immagine carismatica di Henri d’Aumale che con il suo operato ha tracciato un segno indelebile nella struttura socio-economica di Terrasini. Il Comune, fino a quel momento caratterizzato da un economia agricolo-pastorale e marinara tradizionale, subisce un rinnovamento con l’introduzione della produzione industriale e commerciale voluta dal principe. Il Palazzo è caratterizzato dalla sua funzione vitivinicola che ha mantenuto anche dopo la morte di Aumale. Il collegamento con la tenuta dello Zucco conserva elementi connotanti dell’attività produttiva. Le svariate cantine e i nastri di trasporto delle botti che evocano una notevole attività produttiva offrono una lettura diacronica e una ricostruzione storica dei procedimenti lavorativi, produttivi e commerciali strettamente connessi alla storia del palazzo e dello Zucco durante le fasi di trasporto del vino.

Non sapere che cosa sia accaduto nei tempi passati, sarebbe come restare per sempre un bambino. Se non si fa uso delle opere delle età passata, il mondo rimarrà sempre nell’infanzia della conoscenza. (Cicerone)