Alcune parole chiave, ordinate secondo uno schema circolare, possono condurci in modo preferenziale dentro il mondo poetico così come dentro le modalità operative di Gianluca Concialdi: pittura, struttura, fabbrica, modulo, abitare, materia, colore, pittura. Il passo delle sue riflessioni, fin dalle prime grandi carte a china, è sempre stato quello lento e grave di chi si confronta con la profondità storica del genere umano, di chi indaga, attraverso il tempo o la mobilità della prassi, sulla scaturigine e sulla longevità delle forme sociali così come di quelle soggettive, o della natura. Ma l’energia inventiva con la quale egli costruisce oggi le sue strutture di paglia, pigmenti e colla, geometrie incerte ed imponenti, che si offrono al contempo come quadri, sculture e finanche architetture, fa da contrappunto volitivo al passo grave delle riflessioni, assume il ritmo serrato e corale della fabbrica, si accorda alle istanze, anzi alle urgenze di una generazione che ragiona sul ri-costruire. Il lavoro di Concialdi, giovane palermitano da alcuni anni attivo a Milano, cerca un sincrono con la storia ma anche con il futuro, rispondendo con attitudine demiurgica al disagio storico di questo presente. E’ la pittura, nella sua accezione più estensiva e più densa di rimandi e geografie, a fornirgli la piattaforma dalla quale accedere alla realtà di un presente inteso come collettivo, una pittura che vuole diventare unità abitativa, monovano da vivere, una pittura che è metafora, che è modello, che si fa possibilità. (Daniela Bigi, Archivio S.A.C.S. 2013/14)

Gianluca Concialdi

"Animali di brodo", 2012, gesso, paglia, cera, finitura per stucco antico, rete da pesca, rete elettrosaldata, catenella dorata, 200x300 cm