Il linguaggio espressivo con cui si esprime Rori Palazzo è la fotografia. Tramite questo medium ha investigato diverse tecniche con l’analogico per creare immagini oniriche, vagamente surreali e mitologiche, ferme in uno spazio sospeso, latrici di un sottile e acuto sarcasmo. Nel passaggio dall’analogico al digitale la sua visione si è fatta ancora più precisa e penetrante, mantenendo sempre quell’attitudine di scrutare nel profondo delle cose e delle persone, intrecciando narrazioni possibili e non per forza reali. Le fotografie di Rori Palazzo, come i sogni, diventano collezioni di frammenti, racconti fantastici tradotti in immagine. Per realizzare i suoi scatti, l’artista parte dall’ascolto basato su un processo di empatia e dialogo tra l’attore del sogno e l’interprete, che ha come esito la produzione di una prospettiva onirica incrociata. La fotografia si origina dunque dall’unione di elementi personali e inconsci che riguardano tanto i ricordi del sognatore quanto l’immaginario surreale dell’artista che trasforma i sogni in forme. Le immagini risultano spesso antitetiche, come quelle della serie DREAM, in cui si percepisce un instabile ed accurato bilanciamento di componenti ossimoriche quali i significati alienanti e la ricerca essenziale e minimale dell’espressione formale. Grazie all’avvincente stabilità di forma e colore, accentuata dalla predilezione per il bianco e nero, Palazzo infonde alle sue fotografie un’atmosfera atemporale straniante e visionaria. (Fabiola Di Maggio, Dottorato di Ricerca in Scienze del Patrimonio Culturale, 2020)

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Rori Palazzo

"Narcisse", 2013, dalla serie "Dream #05", stampa fotografica su carta baritata