Il perfezionismo formale e la lucida attenzione per i dettagli tecnici non escludono nel lavoro di Sergio Zavattieri, la capacità di trasmettere alla fotografia una bellezza commossa, un’aura magica, un lirismo che incanta. I suoi soggetti esperimentano una compiutezza che non lascia spazio all’errore, all’improvvisazione, all’imprecisione o alla ruvida prosa. E questo riguarda sia la fase progettuale, in cui vengono concepiti e allestiti i set, sia il piano dell’immagine fotografica vera e propria. Un certo classicismo anima l’opera di Zavattieri, un sentimento del bello che attraversa gli oggetti e li spinge verso una dimensione estetica assoluta. Tutto questo si traduce, sorprendentemente, in un tepore visivo, in una fisicità emotiva che cattura lo sguardo, inchiodandolo a un’immagine eternizzata, affidata ad un tempo granitico eppure umanissimo. Un costante gioco con l’ambiguità della visione si nasconde dietro ogni scatto. Come nella foto del ciclo Botanica, in cui gli splendidi fiori restituiti con un bianco e nero metallico, tecnologico, non sono altro che degli oggetti di plastica qualsiasi: si tratta in realtà di piante artificiali fotografate con tecniche raffinate e resuscitate in una nuova forma organica. Quelle di Zavattieri sono fotografie rigorosissime ma piene di “rumore”, d’atmosfera, come nostalgici documenti tirati fuori da un cassetto dimenticato o dagli scaffali di un vecchio archivio. (Helga Marsala, in "Archivio S.A.C.S. 2009-2011 - Palermo", Regione Siciliana, Dipartimento BB.CC. e I.S., 2011)

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Sergio Zavattieri

"From the background to the foreground", 2013, n.5 stampe inkjet su vinile, 270x250x200 cm, supporti per fondali fotografici neri, tubi in pvc, dimensione ambientali, collezione Museo Regionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Palermo - Courtesy foto dell'artista