Lo Porto

Giuliana Lo Porto, nata a Catania nel 1970, dove vive e lavora

Il mondo artistico di Giuliana Lo Porto, altamente poetico, è tessuto intorno alla riflessione sulla vita e la morte e manifestato attraverso performances, installazioni e collaborazioni con gruppi di ricerca teatrale. La formazione dell’artista, infatti, si caratterizza per multidisciplinarietà e forte interesse alla sfera espressiva del teatro: ciò viene manifestato chiaramente dall’opera STORM/O, prodotta nel 2008 dal “Teatro Festival Italia” di Napoli e qui descritta attraverso le parole della stessa Lo Porto: “In uno spazio riconvertito in teatrino barocco, si  svolge la breve ma intensa piece, elaborata su un testo poetico di Francesco Balsamo. A partire da un grande buio, su un impasto sonoro in cui si intrecciano voci infantili, versi di volatili e musiche di Saint Colombe e Monteverdi, lentamente affiorano le mani dell’artista che sembrano compiere atti devozionali, e donare omaggi di bellezza e di vita, ricostruendo mazzi di fiori con la tecnica del back-forward, grazie ad una proiezione video centrata sul grembo e i  palmi che si rivolgono alla scena. Poi, con un sapiente gioco di luci, si manifesta una figura femminile in abito scuro la cui testa appare occultata da una imponente costruzione simile ad un’intricata chioma di un albero spoglio. Inizia una danza dell’albero-madre i cui movimenti lenti, seguono l’oscillare della chioma ramificata al cui interno sono visibili numerosi uccelli della specie dei passeracei, vivi e liberi di muoversi e cinguettare. All’improvviso un’impennata sonora e il verso distorto e caotico degli uccelli conducono la donna-albero in volo per poi dileguarsi nella oscurità”.

Tale lavoro, a differenza dei precedenti di Giuliana Lo Porto, si connota per un atteggiamento meno intimistico, suscitando un forte coinvolgimento emotivo da parte dello spettatore. Interlocutore, quest’ultimo, delicatamente spiazzato negli anni precedenti da lavori quali I giorni dopo (2008, installazioni e video), AnimaLenta (Orestiadi di Gibellina, 2005, su versi di Lucio Piccolo) o, tornando indietro fino agli esordi dell’artista, dall’utilizzo di elementi semplici quali l’acqua, lo zucchero, l’oggetto d’uso domestico.

Teresa Cicciarella