Cappella dell’Incoronazione

La Cappella è intitolata a Santa Maria Incoronata, ma da tutti è nota come Cappella dell’Incoronazione. È un’architettura arabo-normanna ed è stato un luogo di culto cristiano. Fu edificata nel XII secolo, durante il regno di Ruggero II di Sicilia. Attualmente è sconsacrata ed è gestita dalla Sovrintendenza Regionale dei Beni Culturali e Ambientali della Sicilia; dal 2014 è diventata spazio espositivo del Polo Museale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo.

La Cappella ha un’unica navata, di m. 4,82 x 13,36, preceduta da pronao e terminante in un’abside. La Cappella si trova dietro la Cattedrale di Palermo, ed è adiacente al Palazzetto Agnello (del XVI sec), sede degli uffici di direzione del Polo Museale. Secondo gli storici questa Cappella venne costruita sui resti di una moschea risalente alla dinastia musulmana degli Aghlabiti che dominò su Palermo e l’intera Sicilia nel IX Secolo d. C. Essa è, dunque, una chiara testimonianza dell’architettura normanna che inglobava e trasformava monumenti già esistenti, cambiandone la destinazione ed il culto.

Gli ordini di queste finestre ogivali del lato destro sono ciechi poiché contigue al Palazzo Agnello. Il paramento murario è liscio e contìnuo e la sua bellezza è affidata alla qualità della materia tufacea e soprattutto alla accuratezza del taglio e della positura dei conci. A destra dell’ingresso si possono notare due pilastri rettangolari che sorreggono resti di grosse arcate a pieno centro sollevate da piedritti, elementi tipici dell’arte musulmana. Le colonnine sono annicchiate negli spigoli secondo moduli fatimiti frequenti nelle chiese normanne.

La Cappella fu danneggiata nel 1860 dai bombardamenti garibaldini, è stata successivamente risanata con abili interventi. L’ultimo restauro risale al 1990, ad opera della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Palermo. Davanti la cappella c’era un portico, lungo circa m. 18 e largo circa m. 3,80, oggi scomparso, che l’univa all’antica Cattedrale prima che questa fosse riedificata dall’Arcivescovo Walter Offamilio.

La sala ipostila

Tramite una scaletta in ferro, si scende in questa sala ipostila che si trova sotto la cappella e che si ritiene parte dell’antica moschea. Ricordiamo che l’aggettivo “ipostilo” deriva dal greco antico (UPò + STILOS) e significa proprio “sotto le colonne”. Tutta l’area infatti, in epoca musulmana, era occupata da una grande moschea e qui vi era questa sala ipostila. La precedente moschea, quindi, fu ridotta in altezza e fu dilatata in larghezza; si contrappose il fulgore delle pietre incise dallo scalpello alle pareti con intonaco rugoso. Fu uno dei numerosi inserimenti nel grande spazio della moschea, trasformata, con l’avvento cristiano, in cattedrale.

Oggi a Palermo non è rimasto alcun edificio islamico, un fatto molto sorprendente data l’importanza e la dimensione della città in quell’epoca. Chi abbia distrutto tutti i grandi o piccoli edifici e quando ciò sia avvenuto è difficile da chiarire. Certamente le prime distruzioni risalgono all’ XI secolo, allorché i Normanni conquistarono la Sicilia. Ma poiché durante la reggenza normanna i Musulmani non furono repressi, anzi largamente coinvolti negli affari della monarchia cristiana, dall’artigiano all’amministratore di uffici pubblici, è difficile pensare che i Normanni abbiano sistematicamente distrutto ogni traccia della cultura architettonica dei loro concittadini; e lo è ancora di più considerando il fatto che proprio dal periodo normanno ci sono pervenute numerose testimonianze dell’abilità artistica dei Musulmani.

È in seguito, nel periodo in cui la Sicilia fece parte del regno cattolico della Spagna, regno che fondava il proprio prestigio nella vittoria sui Musulmani della penisola iberica, che è possibile ipotizzare un clima iconoclasta, cioè di distruzione delle immagini, che imponeva la distruzione di tutto ciò che rappresenta l’Islam e la sua gloria, prime fra tutto le moschee.

I musulmani in Sicilia

In principio la Sicilia era sede di Emirato dipendente dalla dinastia tunisina degli Aghlabiti, in seguito ottenne  l’indipendenza con la dinastia dei Fatimi. Con i musulmani, la Sicilia (Siqilliyya) visse anni di pace e prosperità, l’avevano sottratta dal dominio dell’impero di Bisanzio. Pochissimi tentarono di ribellarsi dalla così detta “invasione” musulmana e Bisanzio tentò inutilmente di riconquistare la Sicilia. I siciliani si convertirono all’Islam senza alcuna costrizione. Le fonti evocano un’isola ricchissima, piena di moschee e palazzi, di cui non ci è rimasto niente. L’elemento islamico architettonico è tuttavia ben documentato nel periodo successivo, quello normanno.

I musulmani nell’isola la cultura, l’arte, la poesia, le scienze orientali, introdussero il riso e gli agrumi, svilupparono la piccola proprietà terriera, eliminando i latifondi, con opportuni provvedimenti fiscali, abolirono l’imposta sugli animali da tiro. Ibn Hawqal riferì nel 973 che in Sicilia c’erano 300 moschee e 250 mila erano gli abitanti, di numero superiore a Roma (20 mila) e Milano (30 mila). La Sicilia era piena di industrie e di commerci, era il giardino del mediterraneo. I musulmani contribuirono molto con la scienza e la letteratura. Con i musulmani si insegnava nelle scuole la sfericità della terra, i punti cardinali, gli astri, l’astronomia. Nell’agricoltura portarono innovazioni, colture del cotone, della canna da zucchero e del riso, dell’arancio, della seta, industrie tessili, ceramiche ecc.. Il meridione, così, acquistò conoscenze mediche, filosofiche, scientifiche, astrologiche.

Il poeta Abu al Hasan che visse in Sicilia tra la fine del XI (11°) e il XII (12°) secolo componeva poemi islamici con una vena di tristezza, i versi rispecchiavano il periodo grigio della Sicilia, quando stava per cadere nelle mani dei Normanni. Il Poeta cantava l’amore e la bellezza del creato come doni di Allah. Palermo cadde nel 1072. La guerra durò 30 anni, fino al 1091 con la caduta di Noto. Gli arabi persero, nonostante l’intervento del Maghreb. L’Islam dopo un lunghissimo periodo sparì dalla Sicilia ormai cristianizzata. Per documentare la continuità della tradizione araba in Sicilia basta visitare la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti, il vecchio quartiere arabo di Mazzara, le terme di Cefala Diana.

La Loggia

La loggia segna l’angolo di via dell’Incoronazione con via Matteo Bonello. Oggi ha un carattere stilistico tardo-rinascimentale con accentuazione manieristica. Prima che l’Arcivescovo Gualtiero Offamilio riedificasse La Cattedrale di Palermo (nel 1185), la Loggia era una cappella unita al Duomo da un portico. Quando nel 16° Sec., il dilatarsi dell’urbanizzazione del vicino e sottostante Papireto, richiese un collegamento viario con la via dell’arcivescovado nuovo (Via Matteo Bonello), fu necessario abbattere il porticato antistante la cappella, per creare un nuovo varco, il porticato fu ricostruito con le caratteristiche di una vera loggia, come ancora oggi si può osservare, una vasta balconata cioè idonea ad offrire alla vista uno spettacolo cerimoniale che nella realtà aveva avuto luogo nel ben più vasto e degno teatro della chiesa cattedrale e della città tutta.

La Loggia era il luogo dove venivano incoronati i re di Sicilia, che da qui si mostravano al popolo plaudente. Per questo motivo, da allora, questo spazio assunse il nome di “Loggia dell’Incoronazione. Tra il 1130 e il 1409, nella cappella sarebbero stati incoronati tutti i re di Sicilia, compreso Ruggero II, primo re di Sicilia, incoronato nel 1130.

Lo storico Pietro Gramignani così scriveva nel 1939: <<nella cappella coronaronsi, a cominciare da Ruggero II, tutti i sovrani di Sicilia sino a Martino il vecchio d’Aragona con la regina Bianca, nel 1402>>; ed ancora: <<Solo dopo la solenne celebrazione in duomo, rendendo omaggio alla tradizione, i nuovi sovrani pervenivano nella cappella, ove compivano il sacro rito, mostrandosi dalla loggia al popolo acclamante>>. In realtà la cerimonia dell’incoronazione avveniva in forma solenne nella cattedrale. Le colonne e capitelli provengono, in parte, dall’edificio islamico preesistente.

A cavallo fra il Cinquecento ed il Seicento la struttura fu modificata, in particolare con l’aggiunta della balaustra. Da allora, la Loggia cambiò “funzione”, divenendo luogo d’incontro preferito della nobiltà palermitana. Secondo alcuni storici e cronisti passati, questa Loggia era collegata alla cosiddetta “Via Coperta” che partendo dalla Torre Pisana nel Palazzo Reale si estendeva fino a Porta Sant’Agata (lì dove oggi si trova la Chiesa di Sant’Agata alla Guilla) passando per il Piano che nel seicento avrebbe poi accolto il Quartiere Militare di San Giacomo, l’Arcivescovado vecchio e la Cattedrale.